di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

I cittadini italiani sperimentano ogni giorno gli effetti di una pubblica amministrazione sempre più assente e distante: si tratti delle lunghe attese per le prestazioni del servizio sanitario, nonostante ticket e superticket, delle diverse tipologie di servizi di assistenza, per bambini, anziani, disabili, insufficienti a coprire le richieste ed a soddisfare le esigenze della popolazione, della manutenzione delle scuole oppure dello stato di strade, trasporti, decoro urbano nelle città in cui viviamo e così via per tanti altri beni e servizi pubblici che appaiono, nonostante gli ammirevoli sforzi dei lavoratori del settore, in stato quasi di disfacimento. Mancanza di fondi, la spiegazione più semplice ed immediata. Si potrebbero e vorrebbero fare tante cose, ma i soldi non ci sono. È questo il mantra che ci viene costantemente ripetuto ad ogni richiesta di migliorare le condizioni della nostra popolazione. Bisogna stringere la cinghia e fare economia. Per recuperare quanto necessario ad andare avanti, nonostante la crisi e la chiusura di piccole e grandi aziende, nel 2017 il maggior gettito fiscale è stato garantito dalla rottamazione delle cartelle e delle controversie tributarie, dagli incassi per la proroga dei diritti d’uso delle frequenze 900 e 1800 Megahertz e dai minori esborsi per gli interessi sul debito, diminuiti di 1,4 miliardi grazie alla politica espansiva della Banca Centrale Europea. Eppure, dati del Mef alla mano, il fabbisogno statale, ovvero il saldo tra entrate e uscite dello Stato, nonostante questi interventi ha continuato ad essere in passivo ed anzi, nel 2017 è cresciuto attestandosi sui 53.200 milioni di Euro, con un aumento di circa 5.400 milioni rispetto all’anno precedente. Il complesso della macchina pubblica quindi è pesato ancor più che nel 2016, a quanto risulta al Tesoro sulla base dei dati preliminari del mese di dicembre. Come sono stati spesi tutti questi soldi? «La crescita dei pagamenti ha riguardato la spesa delle amministrazioni centrali – fanno sapere dal Mef – che sconta anche gli effetti dei provvedimenti per la salvaguardia del sistema bancario e la tutela dei risparmiatori, per un importo complessivo di circa 10.200 milioni». In sintesi, lo scandalo delle banche, da Mps in giù, ha inciso in modo considerevole sulla spesa pubblica, per una cifra superiore ai 10 miliardi di euro, sottraendo fondi che avrebbero dovuto e potuto essere risparmiati oppure usati altrimenti.

 Un conto salato

Il fabbisogno statale, ovvero il saldo tra entrate e uscite dello Stato, nel 2017 è cresciuto attestandosi sui 53.200 milioni di Euro, con un aumento di circa 5.400 milioni rispetto all’anno precedente. Nonostante il maggiore gettito fiscale garantito dalle rottamazioni. Come sono stati spesi tutti questi soldi? Una parte considerevole è andata a coprire lo scandalo delle banche, da Mps in giù, per una cifra superiore ai 10 miliardi di euro, sottraendo fondi che avrebbero dovuto e potuto essere risparmiati oppure usati altrimenti.