I numeri dei nuovi buoni lavoro appaiono oggi irrisori, almeno rispetto al precedente istituto di cui – spesso – si è fatto un utilizzo distorto. Non a caso le recenti regole sono state introdotte dal governo proprio al fine di evitare il referendum sull’abolizione dei voucher. Le ragioni di una tale riduzione rispetto alla precedente disciplina possono essere ricercate nella formula più rigida, comprese le tempistiche (non immediate) per la compilazione del libretto famiglia e del contratto di prestazione occasionale. Di contro, i vecchi buoni lavoro, non sono stati in grado di assicurare gli effetti sperati. Concepiti per pagare regolarmente i lavoratori occasionali, l’utilizzo dei voucher è stato a un certo punto (già con la riforma Fornero) esteso a diverse categorie e tipologie di impiego, provocando negli ultimi anni non pochi difetti  in quanto l’abuso ha incentivato di fatto il precariato molto più di quanto sia riuscito a contrastare la porzione di economia sommersa interessata. Una considerazione avvalorata dalle rilevazioni Istat che stima tra gli occupati, sulla base di standard internazionali, anche chi nella settimana oggetto di indagine ha lavorato almeno un’ora: un potenziale incremento dei livelli occupazionali, non sempre di qualità, tramite il ricorso, appunto, al lavoro accessorio. Stando ai dati Inps, il numero di voucher di valore nominale 10 euro (che comprende la contribuzione a favore della Gestione separata Inps di 1,30 euro, quella in favore dell’Inail di 0,70 euro e una quota per la gestione del servizio di 0,50 euro, mentre il compenso netto per il lavoratore è di 7,50 euro) complessivamente venduti dal 2008 al 31 dicembre 2015 risulta essere di 277,2 milioni per un importo complessivo di 2,8 miliardi di euro. La dinamica dei voucher venduti, in crescita progressiva, è stata particolarmente rilevante nel triennio 2013-2015 con incrementi annui attorno al 70%. Solo nel 2015 i voucher venduti sono stati 115 milioni per un importo complessivo di 1,15 miliardi di euro. A facilitare l’utilizzo anche le modalità di distribuzione dei buoni, in particolare il canale dei tabaccai che, sempre nel 2015, ha generato il 68% delle vendite. Il numero di committenti che hanno acquistato buoni lavoro dal 2008 al 31 dicembre 2015 è pari a 930.578. Di 277,2 milioni di voucher venduti nello stesso lasso di tempo ne risultano stati riscossi 242,8 milioni. L’incremento è proseguito ancora nel 2016 quando sono stati venduti 134 milioni di voucher, il 24% in più rispetto all’anno precedente.