di Caterina Mangia

I dialetti utilizzati come lingua prevalente si avviano al tramonto: a più di 150 anni dall’unità d’Italia, dopo decenni di televisione e giornali, e con l’avvento della Rete, l’italiano è sempre più la scelta privilegiata dalle famiglie per comunicare.
Questa la fotografia scattata dal rapporto Istat “L’uso della lingua italiana, dei dialetti e delle lingue straniere”, secondo cui ormai soltanto il 14,1% della popolazione parla prevalentemente il dialetto in famiglia, a fronte del 45,5% che sceglie l’idioma nazionale. Le lingue dialettali sono messe da parte ancora di più fuori dalle mura di casa: il 49,6% dei cittadini parla italiano con gli amici e il 79,5% con gli estranei. E’ più praticato l’uso misto degli idiomi territoriali con la lingua nazionale: in famiglia avviene nel 32,2% dei casi, in contesti amicali nel 32,1% e con gli “sconosciuti” nel 13%. Sul posto di lavoro si parla esclusivamente italiano nel 77,5% dei casi, mentre soltanto nel 15,8 si introducono anche elementi ed espressioni vernacolari.
A fare la differenza sull’utilizzo dei dialetti sono anche le macroaree della Penisola: mentre il 61,3% degli abitanti del Nord-Ovest e il 60% di quelli del Nord-Est parlano prevalentemente italiano, soltanto il 27,3% lo fa al Sud. Conta molto anche il fattore anagrafico: mentre il 58,5% dei 6-24enni parla principalmente la lingua nazionale in qualsiasi contesto, gli ultra 65enni lo fanno solo nel 34,2% dei casi.
Mentre l’utilizzo esclusivo del dialetto volge al tramonto, a crescere, in particolar modo tra i giovani, è la diffusione delle lingue straniere in ambito familiare: tra i 25-34enni è triplicata, passando dal 3,7% del 2000 all’12% del 2015.