Ci sia più solidarietà tra le aziende.

..”Il presidente della Commissione Lavoro della Cei: il sindacato tuteli anche chi non è iscritto. Renzi dia più attenzione al Mezzogiorno. Puntare su turismo e agricoltura per rilanciare l’economia”.

Ha lavorato in una fonderia a Porto Marghera, prima di scegliere la carriera ecclesiastica che lo ha riportato a riabbracciare il mondo del lavoro. Ora è presidente della commissione Lavoro della Cei, prima ancora che vescovo di Campobasso. Monsignor Giancarlo Maria Bregantinisegue da vicino giorno dopo giorno il dramma dei lavoratori, la sofferenza di chi è avvolto nella crisi da cui non si riesce ad uscire. E in questa intervista esclusiva alla Ugl racconta il suo punto di vista sulla crisi economica e spiega quali sono le politiche del lavoro che potrebbero pagare in questa fase storica così delicata.

Monsignor Bregantini, dal suo punto di vista qual è l’attuale situazione socio-economia dell’Italia?

“E’ di grande cambiamento perché le situazioni complessive stanno mutando radicalmente. Muta in modo inaspettato il panorama mondiale, emergono soprattutto i paesi nuovi, l’Europa sta annaspando per via anche dei pochi giovani, nel senso che rispetto ad altri continenti abbiamo una denatalità preoccupante. Mutano le condizioni globali di povertà, nuovi popoli si affacciano alla “mensa” ed hanno diritto anche loro di mangiare un pezzo di pane come l’abbiamo mangiato noi. Quindi c’è una mutazione globale ed una nazionale, italiana, segnata da una grave crisi economica ma anche politica. In tal senso faccio gli auguri al premier Renzi affinché vada avanti con intensità verso questo cambiamento, che ci impaurisce e soprattutto non mostra prospettive future per i giovani”.

Secondo lei quali provvedimenti immediati migliorerebbero le condizioni dei lavoratori italiani?

“Io farei tre proposte. La prima è di aiutare in tutti i modi coloro che vogliono investire e che vogliono investire in modo particolare assumendo i giovani, conferendo loro una prospettiva sicura in futuro. Quindi io non punterei tanto a una tassazione minore, quanto più ad una premiazione ulteriore per chi rispetta questi “parametri”. Secondo, terrei molto unite le realtà aziendali italiane, in senso solidale, evitando una frammentazione eccessiva. Un’azienda deve tirare e aiutare l’altra, ad esempio una cooperativa madre che ha lavorato bene deve aiutare una cooperativa giovane. Il futuro non sta nell’isolarsi, non c’è azienda vincente se essa stessa annulla la concorrenza. Il successo vero sta nell’unire le forze anche a livello produttivo. Poi chiederei al sindacato di essere lungimirante: nella“caritas in veritate”, l’ultima enciclica molto luminosa di Papa Benedetto,il Santo Padre sosteneva che il sindacato svolge bene la sua funzione non solo quando difende gli associati, gli iscritti, ma anche quando pensa a chi non è iscritto e quindi ha un cuore lungimirante, un cuore aperto, un cuore progettuale verso tutti. Come è vera una frase che la dottrina sociale della Chiesa ci ha affidato! Una frase meravigliosa specialmente oggi:’il nostro viene prima del mio, il mio non viene cancellato dal nostro, ma il mio viene rafforzato dal nostro, quindi il nostro viene prima del mio’ ed è il principio cooperativistico per cui nel nostro ci sta il mio, ed è nel nostro che il mio viene garantito. Il mio è la fondazione etica ed anche finanziaria del nostro. E’ questo il grande principio da portare avanti”.

Di questo Lei ne ha parlato durante l’omelia di domenica scorsa, nel corso della quale ha lanciato un monito alla politica

“Un monito sia alla politica regionale (Molise ndr) affinché superi il periodo di empasse dovuto ad un rimpasto che doveva avvenire in pochi giorni, invece si protrae per settimane, sia alla politica nazionale più in generale. La politica non può essere distratta da problemi secondari rispetto ai problemi principali, quindi il mio è anche un incoraggiamento a scegliere l’essenziale. Ho voluto ricordarlo nel giorno della festa dedicata ad un’apparizione mariana. Un’apparizione che si è manifestata con gli occhi di Maria rivolti verso il cielo. Allora ho detto alla politica di alzare gli occhi, il tiro: sia più lungimirante, più progettuale, più coraggiosa. Questo è ciò che auguro anche a livello nazionale però non è solo un augurio, ma ho chiesto che ci siano anche concretizzazioni sul luogo, con alcune indicazioni che riguardano sempre il Molise, ma sempre in termini di cooperazione reciproca”.

Il Job Act e le politiche sul lavoro annunciate dal premier Renzi vanno nella giusta direzione?

“Mi è molto piaciuto che Renzi abbia visitato per prima cosa le scuole. Ritengo che il nodo delle scuole sia quello principale per il mondo del lavoro. La scuola dovrebbe potenziarsi in tal senso, creando attività formative estive, stage che facciano crescere gli studenti, maggiore interscambio con i paesi europei. Tutto questo chiede che non si possono ridurre gli stipendi degli insegnanti. Se c’è una categoria che va supportata è proprio questa.In secondo luogo, il Governo deve dare più coraggio e sicurezza soprattutto a chi vuol fare investimentinel nostro Paese. Bisogna fare in modo che la gente non tenga quei pochi soldi rimasti alla Posta per paura di investirli, ma sappia coraggiosamente investire. Chi fa questo, in particolare le piccole e medie aziende, va “benedetto”. Uno dei settori su cui si dovrebbe puntare sono l’agricoltura e la pastorizia. Vanno sostenuti, per esempio, gli allevatori, stabilendo dei meccanismi per tutelare le loro stalle, perché sono dei motori dell’economia soprattutto nelle zone montane. Oppure incentivare gli agricoltori, curare il terreno, a renderlo produttivo, a combattere il dissesto idrogeologico affinché le loro produzioni possano diventare fiorenti. Dunque, puntare su scuola, agricoltura e augurerei che il turismo sia la realtà di sintesi, che metta insieme il mondo della scuola, e quindi, la cultura, il rispetto dell’ambiente, l’agricoltura, le tipicità, la gastronomia e la valorizzazione dei beni artistici poiché abbiamo un patrimonio invidiato da tutti”.

Tornando al fronte industriale, in questo momento si contano centinaia di vertenze. Lei ne sta seguendo qualcuna in particolare?

“Abbiamo grosse vertenze in Molise, una è la Gam che si occupa del ciclo dell’allevamento dei polli. Il macello ha avuto sinora una gestione piuttosto assistenzialistica che,oggi, stiamo tristemente pagando. Spesso incoraggio il nuovo presidente dell’azienda Frattura a rilanciare l’azienda, a non mollare. La filiera agricola e dell’allevamento va bene se gestita senza criteri assistenzialistici o privatistici con progettualità e lungimiranza.Poi ho seguito la vertenza della Cattolica dove hanno accettato e positivamente risolto uno dei problemi dei costi eccessivi tramite il contratto di solidarietà, riducendosi, medici compresi, il 10 per cento dello stipendio per i prossimi due anni. E’ stato un gesto di grande lungimiranza e coraggio e questo dimostra che in tempi di crisi se il mondo del lavoro è coinvolto e ben illuminato sa fare benissimo i passi giusti, sa benissimo quali sono i sacrifici da fare pur di salvaguardare tutti i lavoratori. Infine, sempre in Molise, ho seguito anche la vertenza di ItierreTessuti, azienda nel settore moda”.

Lei è stato vescovo di Locri, ha spesso utilizzato parole molto dura contro la criminalità che vive soprattutto grazie all’economia sommersa.

“La mafia è un fenomeno durissimo, purtroppo tristemente presente. Di anno in anno non cresce tanto la lotta contro la mafia, che è un fenomeno difficilmente quantificabile. Ciò che è cambiato è la coscientizzazione di essa. Anche l’incontro di qualche giorno fa con Don Ciotti e il Papa, che ha fatto un vibrantissimo appello contro le mafie, ci ha ricordato che oggi non subiamo più passivamente il fenomeno. Purtroppo non lo abbiamo ancora eliminato: anche la crisi favorisce tristemente il passaggio dei giovani verso scelte negative perché la criminalità promette guadagno facile. Allora bisogna lavorare molto sul piano etico e mi permetto di citare un mio maestro che è purtroppo scomparso, Monsignor Giuseppe Agostino, che è stato per oltre 20 anni vescovo a Crotone dove io ho cominciato il mio cammino pastorale in Calabria. Venendo dal Trentino dove sono nato e cresciuto in monsignor Agostino ho trovato un punto di riferimento, in lui che è stato vescovo emerito a Cosenza. Lui che sempre distingueva la mafia dalla mafiosità. Diceva: la mafia spetta combatterla alle forze di polizia; la mafiosità va combattuta alla scuola, in chiesa, in famiglia, nei circoli culturali. La lotta contro la mafiosità negli anni è molto cresciuta; un po’ meno la lotta contro la mafia. Io penso che la criminalità si argina se c’è una cultura positiva del lavoro, e questo è un appello che facciamo a Renzi affinché abbia più riguardo per il Sud. Se posso fargli un rimprovero…dovrebbe dare più spazio nella sua agenda al Mezzogiorno, indicare una strategia per creare il sostegno alle aziende in difficoltà. Come la Micron di Catania, altra vertenza che ho seguito attentamente, dove c’è un problema sociale prima che economico”.

Di questo passo quando usciremo dal tunnel della crisi?

“Non in questo momento, perché la globalizzazione è cosi grande per cui i popoli che prima giudicavamo del “terzo mondo” sono sul nostro stesso “tavolo”, sono economie emergenti e ci chiedono di cambiare, di non sprecare più, di avere più saggezza, più qualità, più cultura, perché la crisi non è solo negatività, ma anche opportunità se sapremo ricavare da essa quelle visioni positive che io ho riassunto nella parola lungimiranza. Oggi bisogna capire che non si gioca più sui tempi corti, immediati, ma sui tempi lunghi e sul recupero di una frase dell’ultima esortazione di Papa Francesco: “Il tempo è superiore allo spazio, lo spazio il luogo dell’accumulo, il tempo il luogo dei progetti”. Ecco, la crisi deve insegnarci a dire no alle cose futili, sì alle relazioni, no al possesso, si al progetto, no alle cose immediate, sì alle cose future, no alle cose che ti saziano subito, si alle cose lungimiranti”.

Rivolga un appello alle famiglie italiane soffocate da questa crisi senza fine.

“Essere fiduciosi, non trasmettere ai figli paure, ma accompagnarli con sano realismo verso il futuro. Si fuoriesce dal pantano, solo con un abbraccio reciproco, e non da una ricerca dell’avidità e dal possesso delle cose, attraverso un cuore d’oro collettivo, solidarietà, verità, e soprattutto grande amore”.

26 marzo 2015