Esattamente il contrario dell’obiettivo che il Jobs Act avrebbe dovuto centrare: l’Italia – rileva il primo rapporto annuale congiunto sul mercato del lavoro realizzato da ministero, Istat, Inps, Inail e Anpal – recupera il livello degli occupati pre-crisi ma a discapito della qualità del lavoro che ne risulta deteriorata: aumentano i ‘mini-contratti’ e cresce l’età media dei lavoratori. Boom dei contratti a termine che nel secondo trimestre del 2017 hanno raggiunto il record di 2,7 milioni. È a questo punto il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, a proporre la riflessione «se non è il caso di rendere più difficile rinnovare il contratto a tempo determinato visto che siamo intervenuti su quello a tempo indeterminato». Il Presidente dell’Inps in realtà prende atto di un problema che i sindacati indicano da sempre, ovviamente inascoltati. Boeri si riferisce alla necessità di ridurre i rinnovi del contratto a termine, oggi consentiti fino a cinque volte. Per i sindacati il nodo non sta solo nel termine del contratto, ma anche nelle mansioni, visto che non esiste un limite alla loro eventuale variazione. Nel 2016 i “lavoretti” hanno sfiorato quota 4 milioni, rappresentanti da contratti a termine fino a tre mesi (poco meno di 1,8 milioni) e voucher (anche questi ultimi, poi aboliti, quasi 1,8 milioni), più collaborazioni e lavori occasionali. Una riflessione sulla quale il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si è mostrato disponibile ad affrontare: «Un intervento sul tema non può essere escluso a priori, ma dovrebbe essere valutato approfondendo tutti gli elementi» e senza «automatismi».