di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Sono sempre più diffusi gli esercizi commerciali aperti anche a Natale, con il crollo degli ultimi tabù sul rispetto delle festività religiose e civili sull’onda delle liberalizzazioni volute nel 2012 dal governo Monti per il settore del commercio: aperture 24 ore su 24, festivi compresi. Uno dei mille volti dell’ultra-liberismo che in nome della cosiddetta produttività, ossia delle esigenze meramente economiche, vorrebbe spingere il lavoro oltre i limiti umani e naturali. Una volta sono le pensioni ritardate oltre i termini fisiologici imposti dall’avanzamento dell’età, un’altra la flessibilità estrema incapace di generare prospettive di vita personale e familiare, un’altra ancora il legittimo diritto al riposo nei giorni festivi se proprio non si vuole considerare quello, altrettanto legittimo, a rispettare le nostre tradizioni religiose, sacrificate sull’altare prosaico del “dio denaro”. Ma non è attraverso un ampliamento oltre i limiti del buonsenso degli orari di apertura degli esercizi commerciali che è possibile far ripartire i consumi se cresce la povertà e cala il senso di fiducia dei consumatori, allarmati dalla situazione economica del Paese e dal timore della disoccupazione. Tant’è che dal 2012 ad oggi molti esercizi commerciali, specie quelli medi e piccoli, hanno chiuso. Senza che sia affrontata l’emergenza povertà, che ormai attanaglia un Italiano su tre, la questione lavoro, attraverso un piano strategico per il rilancio dell’occupazione, il problema delle tasse, che opprimono le piccole e medie imprese anche del commercio e favoriscono solo i colossi multinazionali, non saranno certo ulteriori giornate di apertura a far aumentare le vendite. Anche perché buona parte delle tredicesime dei lavoratori italiani, o meglio dei fortunati che ancora hanno un lavoro stabile, saranno spese, molto più che nel passato, nel commercio on-line, che ormai fa sempre più la parte del leone. Si calcola, infatti, che quest’anno il 16% delle spese natalizie verranno effettuate via Internet, in un circolo vizioso che vede la nostra economia in trasformazione senza tuttavia che le novità vengano governate da una visione politica comunitaria in grado di garantire il rispetto dei fondamentali diritti del lavoro e dell’equa contribuzione a tutela del complessivo impianto economico e sociale.

Uno dei mille volti dell’ultra-liberismo

In nome delle esigenze meramente economiche, si vorrebbe spingere il lavoro oltre i limiti umani e naturali. Una volta sono le pensioni ritardate oltre i termini fisiologici imposti dall’avanzamento dell’età, un’altra la flessibilità estrema incapace di generare prospettive di vita personale e familiare, un’altra ancora il legittimo diritto al riposo nei giorni festivi se proprio non si vuole considerare quello, altrettanto legittimo, a rispettare le nostre tradizioni religiose, sacrificate sull’altare del “dio denaro”.