Se da un lato le ultime rilevazioni sulle Condizioni di vita degli italiani dell’Istat, «mostrano una significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere d’acquisto delle famiglie», al contempo però evidenziano «un aumento della disuguaglianza economica e del rischio di povertà o esclusione sociale». Nel 2015 il reddito netto medio annuo per famiglia è aumentato dell’1,8% nominale e dell’1,7% reale rispetto al 2014, salendo a 29.988 euro, ovvero 2.500 euro al mese. Tuttavia la metà delle famiglie italiane percepisce un reddito netto non superiore a 24.522 euro l’anno (circa 2.016 euro al mese: +1,4% rispetto al 2014), senza contare che il reddito mediano, pur crescendo in misura quasi doppia rispetto a quella registrata a livello nazionale (+2,8% rispetto al 2014), nel Mezzogiorno rimane comunque su un volume molto inferiore: 20.557 euro contro gli oltre 29mila registrati a livello nazionale. Altro divario, come dicevamo, è legato alle classi di reddito. Secondo l’Istat, infatti, «la crescita del reddito è più intensa per il quinto più ricco della popolazione», tanto che si stima che il rapporto tra il reddito equivalente totale del 20% più ricco e quello del 20% più povero sia aumentato da 5,8 a 6,3. Altro fattore preoccupante è l’aumento della quota di persone a rischio povertà o esclusione sociale: al 30% contro il 28,7% del 2015. Anche in questo il divario rimane marcato e a sfavore del Sud, dove l’incidenza del rischio povertà è al 46,9% (in aumento dal 46,4% del 2015) contro il 21% del Nord-Ovest, il 17,1% del Nord-Est e il 25,1% del Centro.