In Italia l’inflazione continua a seguire un andamento altalenante. Lo dimostrano le ultime rilevazioni dell’Istat, in cui si legge che a novembre 2017 l’indice dei prezzi al consumo ha registrato una nuova diminuzione rispetto al mese precedente (-0,2%), mentre rispetto allo stesso mese di un anno fa l’Istituto ha rilevato un aumento dello 0,9%. Il dato acquisito per il 2017 scende quindi al +1,2%, allontanandosi nuovamente dal 2% auspicato dalla Bce. Preoccupante, però, è soprattutto il dato relativo all’inflazione di fondo, ovvero al netto delle componenti più volatili come gli energetici e gli alimentari freschi. A novembre, infatti, si è registrato un calo dal +0,5% di ottobre al +0,4% (al netto dei soli beni energetici il dato passa al +0,6% dal +0,7% del mese precedente). Di conseguenza l’inflazione acquisita per la componente di fondo ha registrato una riduzione al +0,6%. Al contrario, nello stesso mese, nell’Eurozona il tasso di inflazione ha riportato un’accelerazione, salendo al +1,5% dal +1,4% del mese scorso. «Considerando le componenti principali dell’inflazione dell’area dell’euro – si legge nella nota diffusa dall’Istituto europeo di statistica –, si prevede che l’energia raggiungerà il tasso annuo più elevato in novembre (4,7%, rispetto al 3,0% di ottobre), seguito da cibo, alcol e tabacco (2,2%, rispetto al 2,3% di ottobre ), servizi (1,2%, stabile rispetto a ottobre) e beni industriali non energetici (0,4%, stabile rispetto a ottobre)».