di Caterina Mangia

Senza Parole.
Non ci sono plausibili spiegazioni per commentare i numeri, in crescita, riguardanti la violenza sulle donne e i femminicidi: questi ultimi nel 2016 sono cresciuti del 5,6%, e dall’inizio del 2017 le vittime sono 114.
Al tempo stesso non viene fatto abbastanza, da parte delle Istituzioni, per fornire un adeguato sostegno alle donne che subiscono maltrattamenti. Soprattutto nelle regioni del Sud, quelle in cui statisticamente è più alto il rischio di violenza sulle donne.
Questo è l’esito di uno studio effettuato dall’Ugl, il cui titolo è proprio “Senza Parole” (clicca Qui per leggere lo studio) che analizza la distribuzione delle risorse finanziarie del piano straordinario contro la violenza sulle donne. Dal report emerge che la metodologia di ripartizione dei fondi per i Centri anti violenza e i Centri rifugio messa in campo dal Governo è inefficace, perché segue un criterio «puramente matematico», ovvero basato sul numero di centri presenti in ogni Regione, senza che si tenga conto delle reali esigenze dei territori.
Presentando l’analisi, la Segretaria Confederale dell’Ugl Ornella Petillo ha spiegato che la ripartizione messa a punto dal Governo penalizza in particolare «i territori con carenza di strutture di accoglienza e di prevenzione della violenza di genere», ovvero soprattutto le Regioni più “povere”, quelle «del Sud d’Italia che negli anni 2010-2014 hanno manifestato il più alto rischio di femminicidi».
Nel report anche la denuncia del fatto che i Comuni, i cui bilanci sono il più delle volte in crisi, spesso non riescono a sostenere l’onere dei servizi: ciò avviene particolarmente in Campania, Calabria e Sicilia, che ospitano l’80% degli enti deficitari. Ancora una volta, ad essere in difficoltà è il Meridione.
Tra le conclusioni del report Ugl, la particolare attenzione da riservare alle Case Rifugio, la cui presenza serve a contrastare il più grave e ultimo fenomeno della violenza di genere, il femminicidio: la proposta è che le «risorse per la tutela delle donne in pericolo di vita ricada su un fondo autonomo gestito dalle Prefetture».
Per porre l’accento sulla drammaticità del fenomeno, l’Ugl ha messo in campo un’ulteriore iniziativa: l’installazione di 100 sagome di donne “Senza Parole” nel cuore di Roma, presso i Giardini di Piazza San Marco.