In principio fu il Pilastro sociale europeo, poi venne anche l’incontro fra i leader del Vecchio continente, senza la Merkel, però, che ha preferito restare in Germania per cercare di trovare la quadra sulla formazione del nuovo governo a distanza di quasi due mesi dalle elezioni del settembre scorso. A Goteborg, in Svezia, i capi di Stato e di governo dei 28 Paesi dell’Unione europea si riuniscono, oggi e domani, con all’ordine del giorno il lavoro e la crescita equa, temi quanto mai centrali, alla luce delle profonde conseguenze che la crisi economica ha avuto sui sistemi produttivi. Dal 2007, i disoccupati sono genericamente cresciuti in larga parte d’Europa, con poche eccezioni, fra le quali proprio la Germania che oggi non riesce a formare un nuovo esecutivo. In Italia, le persone senza lavoro sono raddoppiate, da un milione e mezzo a tre milioni; in Spagna, sono addirittura passate da 1,8 milioni ad oltre cinque milioni. In Francia e in Grecia si contano 800mila disoccupati in più. Numeri drammatici che si riflettono proporzionalmente sul rischio povertà, che coinvolge quasi 17,5 milioni di persone in Italia, oltre 16 milioni in Germania (anche se in calo), più di 13 milioni in Spagna, con il Regno unito, alla vigilia della Brexit, a 15 milioni di persone a rischio povertà. Difficile pensare che da Goteborg potranno arrivare delle risposte, anzi.