di Caterina Mangia

“Metterci la faccia” non è più una metafora, sta diventando un’azione reale.
Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, e con essa delle nuove tecniche di riconoscimento facciale, è destinata a cambiare profondamente le nostre abitudini quotidiane, come già da tempo avviene in Cina.
Una delle grandi innovazioni dell’Iphone X è stata portata da FaceId, la funzione di riconoscimento facciale dell’ultimo gioiello della Apple che si sblocca con uno sguardo, ma le novità sono destinate a non esaurirsi all’ambito degli smartphone: a breve, si potrà probabilmente ritirare al bancomat, andare in ospedale, imbarcarsi in aereo e prendere un treno semplicemente “mettendoci la faccia”, ovvero mostrando i nostri lineamenti a un sensore.
Tutto questo è già realtà nella Terra del dragone, dove il riconoscimento facciale è addirittura in grado di cogliere in fallo i cinesi che attraversano la strada lontano dalle strisce e, all’Università delle Comunicazioni, di mettere alle strette gli studenti, obbligati a mostrare il loro volto al professor Shen Hao invece di approfittarsi di una firma falsa.
E’ difficile immaginare che tutto ciò possa accadere in un’Italia in cui non è ancora scontato comunicare per mail con enti pubblici e privati. Tuttavia l’innovazione tecnologica non ha confini e viaggia rapidamente.
Dopo la “rivoluzione social”, che ha cambiato il nostro modo di opinare, di fare amicizia e di innamorarsi, rendendo la percezione del sé e l’autostima una merce da pesare a suon di “like”, siamo forse sulla soglia di un’altra svolta, che ci vedrà muoverci senza borselli, biglietti, chiavi e carte di credito, indossando la nostra stessa faccia come “passepartout”.
La questione ha tuttavia risvolti inquietanti, che fanno pensare a una sorta di Grande Fratello 2.0. Sembra stia per tramontare l’epoca in cui, annoiati da una corsa in metropolitana o in autobus, si fantasticava immaginando la vita dei nostri compagni di viaggio: è già attiva l’applicazione FindFace, che permette, riconoscendo i tratti del volto di un individuo, di accedere a tutte le informazioni tracciabili sulla Grande Rete. Un’innovazione sì, una violazione della privacy potenzialmente utilizzabile in malo modo, anche.
Ci si spinge oltre a Mosca, dove da tempo sono attive oltre 160mila telecamere di sorveglianza, in alcuni casi affiancate da tecnologie di riconoscimento facciale che rendono le strade più sicure, ma possono diffondere tra la cittadinanza lo strano “brivido” di sentirsi spiata.
Una cosa è certa: lo sviluppo tecnologico ci porterà in un territorio ancora aperto, il futuro, dotato di nuove risorse e di nuove potenziali insidie.