di Fiovo Bitti

Una crepa nel sistema che, se non arginata, rischia di far precipitare tutto. Della vicenda di Honeywell si è già parlato ieri, ma è importante ritornare sull’argomento perché rischia di diventare una costante nei prossimi mesi. La multinazionale americana ha annunciato la chiusura del sito di Atessa, in Abruzzo, in provincia di Chieti, con il conseguente licenziamento di 420 dipendenti nella primavera del prossimo anno. È la motivazione a colpire: il mercato internazionale dell’automotive non è interessato, come prima, ai motori diesel, giudicati più inquinanti e oggetto di  numerose indagini, di conseguenza non serve più produrne come prima. Si è anche parlato di un possibile spostamento della produzione verso un Paese neo comunitario, nello specifico nella Slovacchia, ma, almeno in questo caso, l’impressione è che non si tratti semplicemente di una delocalizzazione come ve ne sono state tante negli ultimi anni. Siamo in presenza di un segnale inquietante che deve far riflettere il governo, poiché oggi interessa Honeywell, domani potrebbe riguardare la stessa Fca: se non si investe in innovazione e ricerca, le fabbriche ove si producono motori diesel sono tutte a rischio chiusura con conseguente desertificazione industriale. In un tale scenario, diventa ancora più pressante l’impegno a trovare soluzioni condivise, ad iniziare dalla cabina di regia su Industria 4.0, finora convocata in maniera saltuari e poco coinvolta.