di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Mentre il Governo enfatizza i dati positivi sulla nostra economia e Renzi addirittura dichiara che «nel 2018 noi raggiungeremo la Germania», la realtà sembra essere assai meno rassicurante. La Commissione Ue, infatti, nonostante il trattamento particolarmente tenero riservato al Governo Gentiloni, sta svolgendo un’attenta valutazione sui nostri conti pubblici e prevede una strategia in due tempi che all’attuale approccio soft bilancerà, invece, una vera e propria resa dei conti in primavera con il nuovo Esecutivo che sarà determinato dalle elezioni politiche. Nei prossimi giorni sarà avviata la cosiddetta «operazione verità» sui conti italiani e sui buchi nel bilancio – pari a 2,5 miliardi per il 2017 e 3,5 miliardi per il 2018 rispetto agli obiettivi di risanamento e con un debito che dovrebbe restare al di sopra del 130% del Pil almeno fino al 2019 – attraverso l’invio, previsto per mercoledì, di una lettera al Governo in cui ricordare all’Italia di rispettare gli impegni presi a livello europeo. Si tratta solo di una prima fase, influenzata dal contesto pre-elettorale italiano: Bruxelles ha deciso di rimandare all’anno prossimo un giudizio compiuto sulla manovra, non volendo inasprire adesso i toni per non rafforzare ulteriormente le posizioni anti-europeiste in vista dell’appuntamento delle urne. Un favore a Gentiloni ed al PD, non certo all’Italia ed agli Italiani. Una seconda fase, infatti, incombe sulle nostre teste, come la famosa spada di Damocle, in parte già anticipata dalle parole del vicepresidente finlandese della Commissione, Jirky Katainen, che ha dichiarato che «tutti possono vedere dai numeri che la situazione in Italia non sta migliorando». E questo nonostante le dichiarazioni ottimistiche di Renzi, Gentiloni e Padoan. La seconda fase, lo spettro che potrebbe manifestarsi a primavera è quello del commissariamento, dell’entrata in scena della Troika – BCE, Commissione Ue e FMI – che al prossimo Esecutivo potrebbe far pagare il conto salato della mala gestione di questi anni, intervenendo direttamente sulle nostre politiche economiche ed imponendo la sua solita ricetta fatta, essenzialmente, di tagli alla spesa pubblica concentrati sulle uscite sociali: welfare, quindi sanità, assistenza e istruzione, dipendenti pubblici e pensioni. Uno spettro che occorre necessariamente scongiurare. La situazione complessiva lascia spazio a diverse riflessioni: sulla reale efficacia dell’operato dei governi che, da Monti a Gentiloni passando per Renzi, avrebbero dovuto salvare l’Italia, sul peso politico di una Commissione Ue che, rimandando i giudizi, di fatto offre un supporto elettorale all’attuale maggioranza, sulla necessità che gli Italiani siano in grado di scegliere, a breve, forze politiche che abbiano sia la volontà che la capacità di tutelare realmente gli interessi del nostro Paese.