Questi sono giorni difficili per la premier britannica, Theresa May. Lo sono per diversi motivi. Da oggi e per i prossimi otto giorni il Parlamento britannico esaminerà con (molta) cura il Great Repeal Bill, la legge fondamentale per abrogare l’European Communities Act. Un percorso pieno di insidie per la premier – l’opposizione e i deputati filo-europeisti potrebbero rallentare molto i lavori, presentando decine di emendamenti –, decisa ad imprimere un’accelerata ai negoziati sulla Brexit con l’Ue. L’obiettivo dichiarato dal governo è di concludere le trattative entro le ore 23 del 29 marzo 2019 e di farlo possibilmente con un accordo. Di questo passo, però, sarà difficile. Le difficoltà non finiscono qui, però: Theresa May deve affrontare anche “il fuoco amico”. Il ministro degli Esteri, Boris Johnson, e quello dell’Ambiente, Michael Gove, hanno scritto al primo ministro una lettera privata – la missiva è stata poi diffusa dalla stampa –  con cui sottolineano le sue responsabilità nelle trattative con l’Ue. I due hanno invitato May e il resto del governo a lavorare per un “Hard” Brexit. A ciò si aggiungono anche le recenti dimissioni di due ministri: Priti Patel, ministra per lo sviluppo internazionale, e Michel Fallon della Difesa. La prima ha lasciato l’incarico per aver nascosto alla premier alcuni incontri segreti avuti con rappresentanti del governo israeliano; il secondo per comportamenti molesti nei confronti di una reporter e di una parlamentare.