Nel terzo trimestre il Pil italiano è cresciuto dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dell’1,8% su base annua. È quanto emerso dalle stime preliminari dell’Istat, secondo cui la crescita acquisita per l’intero anno si attesta al +1,5% accostandosi con un trimestre di anticipo all’obiettivo fissato dal governo nel Documento di economia e finanza (DEF).
Parlando da Campli, il presidente del Consiglio Gentiloni si è detto soddisfatto del risultato perché mentre «alcuni mesi fa si parlava di una previsione di crescita dello 0,8%, oggi l’1,8% dimostra che il sistema italiano si è rimesso in moto».
Sempre oggi, però, l’Istat ha diffuso anche i dati relativi ai prezzi al consumo, dai quali emerge un nuovo calo mensile dell’indice dello 0,2% e un aumento tendenziale dell’1%. Di conseguenza l’inflazione acquisita per il 2017 è all’1,2%: ben lontano dal target previsto dalla Banca centrale europea. Mario Draghi, infatti, ha più volte ricordato che «i tassi d’interesse rimarranno bassi a lungo» o almeno fino a quando non si raggiungerà un’inflazione vicina, ma non superiore, al 2% in tutta l’Eurozona. In molti Paesi dell’area, tra cui l’Italia, ai buoni risultati messi a segno dai Pil, non corrisponde un andamento analogo dal punto di vista dei prezzi al consumo e, se il Pil aumenta ma l’inflazione no (o non abbastanza), significa che l’economia sta crescendo in modo squilibrato e che gli effetti della crescita non arrivano alle famiglie. Che le dinamiche inflazionistiche siano altalenanti lo conferma anche l’inflazione di fondo (ovvero al netto delle componenti più volatili, come gli alimentari non lavorati e i energetici), ferma allo 0,7%.