Tempi supplementari sulle pensioni, anche se il dado ormai sembra tratto, a meno che il governo non intenda cambiare l’offerta in tavola. Dall’ultimo incontro con Cgil, Cisl e Uil è uscita una proposta in sette punti dell’esecutivo, fermo restando che l’età pensionabile è comunque destinata a crescere fino a 67 anni. In primo luogo, le risorse: lo stanziamento previsto è di 300 milioni di euro, pochi se rapportati con quanto previsto nelle diverse procedure di salvaguardia che si sono succedute dal 2011, dalla approvazione della riforma Monti-Fornero. Sulla base delle economie disponibili, è previsto un allargamento della platea dei beneficiari a quindici categorie di lavori gravosi per le quali, in presenza di determinate condizioni (almeno sette anni di attività negli ultimi dieci) si mantiene il requisito di 66 anni e sette mesi. Serviranno sempre 30 anni di contribuzione, per cui non è sufficiente essere ricompresi nelle quindici categorie per avere la certezza di rientrare fra i beneficiari di questo intervento normativo. Per il futuro, il governo promette un nuovo meccanismo di calcolo a partire dal 2021 che tenga conto anche di eventuali diminuzioni della aspettativa di vita e l’istituzione di una commissione di esperti, incaricata di produrre un collegamento scientifico fra tipo di occupazione e longevità. Il premier Gentiloni auspica una risposta positiva, anche se solo la Cisl al momento sembra convinta. Non lo sono di certo la Cgil, la Uil e la Ugl.