di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

La questione pensioni continua a dominare il dibattito sindacale ed è stata recentemente, e frettolosamente, archiviata la proposta di garantire un anticipo pensionistico alle lavoratrici con figli. Questa speciale disposizione avrebbe invece contribuito, almeno in parte, a riconoscere alle donne l’impegno profuso nel far coincidere gli oneri di lavoro con i compiti di cura. Le necessità delle lavoratrici vanno, comunque, supportate lungo tutto l’arco della vita professionale e non solo al momento del ritiro dal mondo del lavoro attivo. Uno dei pilastri per una migliore integrazione delle donne – e più in generale dei dipendenti – nel mondo del lavoro, oltre all’emanazione di leggi adeguate ed oltre al doveroso rafforzamento dei servizi di welfare, è la predisposizione da parte delle aziende di strumenti di conciliazione fra vita professionale e vita privata. Specie ai nostri giorni, con la presenza di nuove tecnologie che hanno rivoluzionato l’organizzazione del lavoro, occorrerebbe infatti che venissero riviste le modalità di presenza in azienda misurando la produttività non tanto in termini di tempo trascorso sul posto di lavoro quanto di effettivi risultati raggiunti, programmando le attività importanti in orari non sfavorevoli alle esigenze familiari, utilizzando le possibilità offerte dalle ICT, proponendo una maggiore elasticità oraria, creando all’interno dell’azienda strumenti di supporto e collaborazione (nidi, car pooling, convenzioni con servizi di assistenza per bambini e non solo). È uscito oggi su “Il Sole 24 Ore” un interessante approfondimento sul tema: entro il prossimo mercoledì, infatti, le aziende che hanno sottoscritto delle intese sulla conciliazione fra vita lavorativa e vita privata nell’ambito della contrattazione di secondo livello dovranno presentare all’Inps le istanze per ottenere lo sgravio contributivo per l’anno in corso, pari a un massimo del 5% dell’imponibile, nell’ambito delle agevolazioni fiscali per la conciliazione avviate in via sperimentale per il triennio 2016/2018. Verranno premiate le iniziative volte ad ampliare gli spazi di conciliazione, al di là di quanto già previsto dalla legge e dai contratti collettivi nazionali di riferimento, nelle tre aree della genitorialità, della flessibilità organizzativa e del welfare aziendale. È fondamentale, specie ora che sono disponibili queste agevolazioni, far conoscere alle imprese l’importanza delle politiche di conciliazione, che riguardano, è bene ricordarlo, non solo le donne, ma tutti i lavoratori, perché, come più in generale tutte le azioni di responsabilità sociale delle imprese, non hanno un semplice valore etico, che già non sarebbe di poco conto, ma hanno anche il merito di migliorare significativamente le relazioni all’interno delle aziende con impatti positivi sulla produttività.