di Francesco Paolo Capone

Segretario Generale Ugl

Ha fatto molto bene Nello Musumeci, neo eletto Governatore della Regione Sicilia, a dire che il risultato delle elezioni siciliane è «un risultato di rilevanza nazionale». Si tratta di una vittoria in perfetta continuità con la tendenza che ha visto il centro destra unito, negli ultimi anni, vincere in Veneto, Lombardia, Liguria e in gran parte dei comuni in occasione delle ultime elezioni amministrative.
Oggi molti editorialisti hanno speso molte, troppe, parole per dimostrare che quello siciliano non può essere considerato un test nazionale. Perché? Forse perché in molti, da una parte e dall’altra, si erano già “accomodati” sull’idea che, vista l’incertezza sul futuro e sulla ripresa economica, vista la crisi dei partiti, vista la delusione serpeggiante verso il M5s, visto l’astensionismo, l’unica soluzione possibile per governare il Paese all’indomani delle elezioni politiche del 2018 fosse una grande coalizione. Ovvero un grande blocco che per sua stessa natura impedirebbe di assumere scelte politicamente, socialmente, economicamente forti e coraggiose come quelle che servirebbero in questo momento al Paese. Insomma, un segno di netta discontinuità rispetto al mainstream economico tanto caro a Bruxelles iniziato con il governo Monti e proseguito sino ad oggi, che ha intrappolato l’Italia e gli italiani in una morsa di sacrifici e di povertà.
Non è un caso, infatti, che si stia facendo sempre più insistente il nome di Paolo Gentiloni quale candidato premier al posto del grande sconfitto Matteo Renzi. Il suo profilo, infatti, garantirebbe sia la possibilità di recuperare voti nel campo del Pd e negli spazi avversari, proseguendo, in questo modo, le famigerate politiche di Monti e di Bruxelles.
L’Ugl ha contestato duramente e fin dall’inizio le politiche del Governo Renzi e i fatti hanno solo confermato la fondatezza delle nostre critiche. Ecco perché ora ci consentiamo la convinzione di riaffermare che il popolo italiano ha bisogno di un Governo di centro destra, che segni una netta discontinuità nei confronti dei governi Letta, Renzi, Gentiloni. L’UGL non è un partito e non lo sarà mai, ma non ci vogliamo sottrarre dall’essere un’agenzia di senso all’interno di una visione che non può essere che quella di un centro destra unito. E sulla costruzione di una casa comune del centro destra, l’UGL vuole rappresentare la voce dei lavoratori italiani.