Siamo ad un anno dalle scosse di terremoto che il 26 e il 30 ottobre del 2016 hanno devastato il Centro Italia, precisamente Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo, e il bilancio non può essere definito positivo.
Tra proclami e promesse, i numeri parlano chiaro: secondo i dati della Protezione Civile, ad oggi sono ancora 6.486 le persone assistite. Di queste 4.652 si trovano in strutture alberghiere, di cui 2.256 sul proprio territorio e 2.396 in altre località. Altre 1.034 hanno trovato accoglienza nel proprio Comune nei moduli container allestiti nei mesi scorsi dalla Protezione civile, 800 sono ospitati negli alloggi realizzati in occasione di terremoti del passato in Umbria, Marche e Abruzzo e in altre strutture comunali.
Dopo la scossa del 24 agosto era stato stimato un fabbisogno di circa 1.100 “casette”, un numero più che triplicato dopo i successivi eventi sismici di ottobre e di gennaio 2017: ad oggi sono state ordinate 3.702 Sae in 50 comuni. Ad oggi sono state consegnate ai sindaci 1.054 casette: 436 ad Amatrice, 188 ad Accumoli, 215 in Umbria, 214 nelle
Marche ed una a Torricella Sicura (TE). Attualmente sono in corso lavori in 126 aree di cui 25 in Abruzzo, 16 nel Lazio, 58 nelle Marche e 27 in Umbria. Milioni di tonnellate di macerie private ancora da rimuovere e ritardi nella consegna delle casette bloccano la ricostruzione.
«Confermo, con tutte le difficoltà, le strozzature burocratiche, l’impegno del Governo non solo per l’emergenza ma per essere al fianco delle popolazioni colpite, che devono restare in quei luoghi perché lì ci sia vita», ha detto il premier Paolo Gentiloni.
Ma secondo il report dell’Osservatorio per la ricostruzione di qualità promosso da Fillea-Cgil e Legambiente per monitorare la ricostruzione delle aree del Centro Italia «la ricostruzione al palo a un anno dagli eventi sismici». Alla vigilia del secondo inverno, il ritardo è gravissimo e riguarda tanto le scuole quanto la consegna delle soluzioni abitative d’emergenza. Solo una scuola realizzata sulle 108 da ricostruire previste da due piani straordinari approvati dal Commissario straordinario alla ricostruzione, e un’altra è in costruzione. Mentre su 3.570 casette richieste complessivamente nelle quattro regioni colpite, quelle consegnate sono 995, discostandosi di solo 59 unità rispetto ai dati della Protezione civile.
Ci si interroga sulle cause ancora non molto chiare di questi ritardi: basti sapere che il compito di coordinare la realizzazione delle casette è della Protezione Civile, mentre quello di coordinare la realizzazione delle scuole è della Struttura del Commissario straordinario. La progettazione esecutiva delle opere, che spetta a Regioni e Comuni, in diversi casi andata molto a rilento. Le responsabilità sembrano interessare tutta la complessa catena di comando, non sempre chiara. Insomma, il male è sempre nella burocrazia, mentre migliaia di persone passeranno un altro gelido e triste inverno guardando i loro paesi ancora diroccati e irriconoscibili.
Non si può dire che lo Stato, la Protezione Civile e i Vigili del fuoco abbiano mai abbandonato quei territori, per non parlare dei sindaci quotidianamente in prima linea risolvere migliaia di problemi.
Ma c’è ancora molto, troppo, da fare.