Pilastro sociale e lavoratori distaccati, da Bruxelles giungono novità su due provvedimenti attesi e sui quali si dibatte da tempo. Il Consiglio Lavoro, Politiche sociali, Salute e Consumatori ha dato il via libera definitivo al cosiddetto Pilastro dei diritti sociali dell’Unione europea. Dopo la prima formulazione da parte della Commissione europea, il documento è stato oggetto di un ampio confronto in ambito comunitario e nazionale ed è ora pronto per essere approvato dal vertice di Gothenburg del prossimo 17 novembre. Il Pilastro si fonda su venti principi chiave che interessano il lavoro e il welfare, ampiamente condivisibili nella loro formulazione, ma che necessitano di una attenta lettura nazionale per evitare scompensi. L’obiettivo di rafforzare le competenze e l’istruzione delle persone, ad esempio, si scontra nel nostro Paese con il forte impatto dell’abbandono scolastico e con la ridotta formazione degli adulti. Ed ancora, il richiamo ai contratti di lavoro flessibili e sicuri non sembra prestare attenzione al rischio della frammentazione della vita professionale che ha conseguenze negative nell’immediato, in termini di reddito disponibile, e in futuro, sotto il profilo della ridotta contribuzione previdenziale. Tutto ciò, mentre si assiste ad un progressivo arretramento nella sanità e nell’assistenza pubbliche. La seconda decisione riguarda i lavoratori distaccati in un altro Paese dell’Unione. Il principio, fatto proprio dalla commissaria europea al lavoro e alle questioni sociali, Marianne Thyssen, in base al quale «i lavoratori dovrebbero percepire lo stesso salario per lo stesso lavoro nello stesso luogo», si presta nella realtà ad una osservazione critica, considerando che oggi i flussi di lavoratori distaccati non sono univoci da est verso ovest. La Germania, ad esempio, è fra i primi esportatori di personale. Le condizioni da assicurare dovrebbero essere quelle migliori possibili fra Paese di origine e Paese ospitante; soltanto così si garantirebbe il mantenimento del tenore di vita.