Sembrerebbe uno di quei romanzi di Agatha Christie. Non si sa chi è stato, eppure qualcuno è stato.
La questione è quella dell’età pensionabile: tutti o quasi si dicono favorevoli al congelamento dell’automatismo introdotto dalla legge Fornero, per evitare l’ulteriore innalzamento dei requisiti anagrafici richiesti per poter andare in pensione in base al quale a partire dal 1° gennaio 2019 gli italiani non potrebbero ritirarsi dal lavoro prima dei 67 anni.
Ma il congelamento per ora resta congelato.
Gli unici a metterci la faccia sono Padoan e Gentiloni, che si sacrificano di fronte a colleghi ministri, deputati, senatori – e soprattutto elettori – affermando che si tratta di un obbligo di legge, che l’Italia si è impegnata su questo piano con Bruxelles, che il Ministro dell’Economia si è personalmente esposto, che un passo indietro non sarebbe tollerabile.
Non si può, dichiara il Governo, nonostante gli accordi che prevedevano un confronto con i sindacati, nonostante persino i dati altalenanti sull’aspettativa di vita stessa che attestano una diminuzione, avvenuta nel 2015.
Tutti gli altri, invece, si dicono contrari e vorrebbero venire incontro alle richieste dei lavoratori. Non solo, come sarebbe logico presupporre, gli esponenti dei partiti di opposizione e fin qui tutto in ordine. Ma addirittura la maggioranza a guida PD.
Ossia, per chiarire, quella che ha scritto la legge che ora si è obbligati a rispettare, quella che ha scelto i ministri e che sostiene il Governo.
Insomma in base alla lettura della vicenda data da molti quotidiani, sarebbe il PD a guidare la fronda contro l’aumento dell’età pensionabile voluto dal PD. Poletti, Damiano, persino l’ex ministro Fornero, intervenuta a Di Martedì, critica la legge Fornero affermando che andare in pensione a 67 anni è troppo, specie per le donne ed i lavoratori che hanno mansioni faticose. Addirittura il PD, in base ad alcuni articoli di giornale, vorrebbe sostituire Boeri alla guida dell’Inps, perché colpevole di essere troppo in sintonia con la linea politica del PD.
Mentre si attende una chiara presa di posizione in merito da parte del leader del partito di maggioranza, la norma resta lì, il confronto resta sospeso, e, salvo sorprese dell’ultima ora, gli Italiani – che già oggi guidano la classifica europea per anzianità richiesta per andare in pensione – tra poco saranno costretti a lavorare fino a 67 anni.
Siamo in clima pre-elettorale e questo è certo, ma occorre maggiore responsabilità nell’affrontare un argomento che incide in modo così significativo sulla qualità della vita di moltissimi concittadini. Per l’UGL imporre un simile allungamento dell’età lavorativa è inaccettabile e dannoso sia per gli anziani, costretti a lavorare oltre i limiti imposti dall’età e dalle condizioni fisiche, che per i giovani, sempre più esclusi dal mondo del lavoro.