Nel corso di un’audizione sulla nota di aggiornamento del Def in Senato, la Corte dei Conti ha messo il dito su due piaghe: le pensioni e il taglio della spesa pubblica ovvero dei servizi.
Sulla previdenza una doccia fredda per tutti, governo in campagna elettorale e lavoratori quasi vicini alla pensione: “Ogni arretramento esporrebbe il comparto e quindi la finanza pubblica in generale a rischi di sostenibilità”, ha sottolineato il presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci, invitando a “confermare i caratteri strutturali della riforma” Fornero “a partire dai meccanismi di adeguamento automatico di alcuni parametri, come i requisiti anagrafici di accesso alla evoluzione della speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione”. Insomma, continuano i sacrifici.
Sulla spesa pubblica, un giudizio che da molto tempo stanno esprimendo i cosiddetti gufi e in particolare la nostra organizzazione sindacale.
“L’urgenza impressa dalla crisi ha ridotto i margini nella scelta degli interventi di razionalizzazione della spesa. Ciò ha comportato il sacrificio di interi comparti, basti pensare al pesante declino dell’attività di investimento nelle infrastrutture pubbliche e le difficoltà crescenti nell’offerta dei servizi alla collettività che, in alcuni settori, mostrano una riduzione significativa della qualità delle prestazioni”. Sembra quasi la scoperta dell’acqua calda dopo anni di tagli indiscriminati e orizzontali che hanno reso il livello della pressione fiscale ancora più intollerabile.
Tra i settori contrassegnati da una compressione delle risorse, il presidente della magistratura contabile ha citato la ricerca, l’istruzione e i trasporti e ha esortato a una revisione del modello di offerta.
Secondo il presidente occorre “ridisegnare il modello di offerta dei servizi in un contesto fortemente mutato a seguito della lunga crisi economica”. Se lo dice la Corte!