di Claudia Tarantino

In questo periodo caratterizzato da dati altalenanti e incerti, da quelli sulla crescita a quelli sull’occupazione, dall’inflazione al debito pubblico, l’unica certezza – purtroppo – è che la nostra economia fa ancora fatica a riprendersi.
Oggi è toccato all’Istat rifare i conti e rivedere le stime riferite al 2015, segnalando una crescita del Pil pari all’1%, a differenza dello 0,8% atteso. Così, il 2015 si dimostra “l’anno che ha segnato la performance migliore, con uno scatto rispetto al 2014 (+0,1%)”. Questo risultato è anche più alto di quello raggiunto nel 2016 (+0,9%), quando il Prodotto Interno Lordo è leggermente calato, ma – speriamo – non rimanga più alto anche dell’anno in corso (per il quale le stime sia di Istat che di Ocse prevedono un +1,4%), perché allora sì che sarebbero guai.
A compensare la ‘sorpresa’ del 2015, dunque, è arrivata la conferma dell’Istituto di Statistica del dato stimato per il 2016: un decimo di percentuale in meno rispetto all’anno precedente, con la curva della crescita che dimostra inequivocabilmente “un’impennata tra il 2014 e il 2015 che poi si trasforma in una lieve flessione nel 2016”.
Guardando alle componenti, “nel 2016 gli investimenti fissi lordi sono cresciuti in volume del 2,8%, i consumi finali nazionali dell’1,3%, le esportazioni di beni e servizi del 2,4% e le importazioni del 3,1%”. Quanto ai settori, “il valore aggiunto, a prezzi costanti, è aumentato dell’1,7% nell’industria in senso stretto e dello 0,6% nel settore dei servizi. Si sono registrati cali nel settore delle costruzioni (-0,3%) e nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-0,2%)”.
Per quanto riguarda il rapporto tra debito pubblico e Pil, invece, l’Istat rivede il dato in miglioramento di sei decimi di percentuale rispetto alla stima precedente: 132,0% e non 132,6% come previsto. Tuttavia, “nel 2016 il debito pubblico in rapporto al Pil risulta comunque superiore al dato del 2015, quando è stato pari al 131,5%. Nel 2014 si era invece attestato al 131,8%”.
Anche la pressione fiscale del 2016, pari al 42,7% viene rivista in calo dall’Istat rispetto alla stima precedente (42,9%).