di Caterina Mangia

La Commissione Europea “rispetta l’ordine costituzionale e giuridico della Spagna, come quello di tutti gli altri Stati membri”, e questa posizione non è “frutto di improvvisazione”.
Ecco il laconico commento espresso dal portavoce capo della Commissione Europea, Margaritis Schinas, sulla situazione esplosa in Catalgona, che in un primo momento ha lasciato interdetti l’Europa e i suoi esponenti: la Commissione ha infatti evitato commenti a caldo sulla decisione del premier spagnolo, Mariano Rajoy, il quale ieri ha fatto arrestare 14 funzionari del governo regionale catalano, coinvolti nell’organizzazione del referendum di autodeterminazione della comunità autonoma, dichiarato illegale da Madrid.
L’arrivo della Guardia Civil negli uffici del governo non è piaciuto ai catalani, i quali ieri si sono riversati in massa in piazza a Barcellona, ‘tenendo duro’ e manifestando anche dopo il tramonto: è stata una nottata di tensioni tra gli agenti e i manifestanti, che ha visto la mobilitazione di quasi 40mila persone davanti alla sede del ministero catalano dell’Economia, in Rambla de Catalunya.
“In un momento in cui lo spirito di unità e di solidarietà devono più che mai guidarci nel rilancio del progetto europeo, le autorità francesi ricordano il loro legame a una Spagna forte e unita”, ha commentato un portavoce del ministero degli Esteri della Francia.
Intanto, numerosi quotidiani italiani – Il Fatto Quotidiano, il Messaggero, Il Corriere della Sera – hanno pubblicato un’intervista a Raul Romeva, ministro catalano degli Esteri, il quale si è mostrato determinato: “Possono anche arrestarci tutti, noi voteremo per l’indipendenza”, ha tuonato, aggiungendo che “il governo spagnolo ha oltrepassato la linea rossa mettendo in discussione diritti e valori democratici”.
La stessa sicurezza è stata dimostrata ieri da Rajoy, il quale, a quanto riporta El Pais, ha assicurato che “il referendum non può essere celebrato, non è mai stato legale o legittimo, ora è solo una chimera impossibile”.
L’opinione pubblica spagnola e internazionale si divide: da una parte, chi difende il premier spagnolo, il quale non ha fatto altro che applicare principi costituzionali; dall’altra, chi ritiene il principio di autodeterminazione dei popoli superiore a qualsiasi altra istanza.