di Claudia Tarantino

Secondo l’Eurozone Economic Outlook diffuso oggi dall’Istat “la crescita dell’area dell’Euro si consolida” registrando, nel secondo trimestre 2017, un incremento del Pil pari al +0,6% e prospettando un significativo ‘effetto traino’ della domanda interna e degli investimenti per i prossimi mesi.

Certamente si tratta di una buona notizia, tuttavia non bisogna dimenticare che l’area Euro è formata da ben 28 Paesi, tra cui l’Italia, che contribuiscono in maniera diversa al raggiungimento di questi risultati. In quest’ottica, quindi, sarebbe ancora più positivo se il nostro Paese seguisse ‘a ruota’ il trend di crescita europeo, così da poterne toccare concretamente gli effetti anche nella vita quotidiana.

Lo studio dell’Istat, infatti, prende in esame tutti quegli indicatori (coincidenti e anticipatori) che, oltre a contribuire all’espansione, sono anche segnalatori della qualità della vita e del benessere raggiunti nella zona Euro come, ad esempio, i consumi privati, l’occupazione e le retribuzioni, la produzione industriale, gli investimenti, l’inflazione, ecc.

Mentre i dati relativi alla produzione industriale, che “è prevista crescere lungo tutto l’orizzonte di previsione”, ed agli investimenti, che hanno “segnato un incremento dello 0,9%”, supportano le aspettative positive per il prossimo trimestre, altri fattori, come i consumi privati, l’occupazione e l’inflazione ridimensionano un po’ le attese.

“I consumi privati, infatti, – si legge nel rapporto – dovrebbero aumentare a un ritmo leggermente più moderato rispetto al secondo trimestre del 2017 (+0,5%) ma con intensità costante lungo tutto l’orizzonte di previsione (+0,4%). Il marginale rallentamento rifletterebbe la parziale erosione del potere d’acquisto delle famiglie legato alla dinamica dell’inflazione”.

Dal momento che l’aumento dei consumi è strettamente legato anche alle dinamiche del mercato del lavoro e all’aumento dei salari, è facile intuire che se la crescita dei consumi delle famiglie è ‘moderata’ evidentemente non ci si aspettano incrementi significativi dell’occupazione e delle retribuzioni nei prossimi mesi. E questa non è affatto una buona notizia.