di Maria Rosaria Pugliese – Responsabile ufficio Fondi Europei e programmazioni regionali

 

Sebbene siano poche e sintetiche  le considerazioni presenti nel “documento di riflessione” della Commissione europea sul futuro della Ue, tuttavia ben si coglie il confronto che dovrà ridisegnare il bilancio dell’Unione per il dopo-Brexit, su cui i fondi strutturali pesano per oltre un terzo. Nel Documento, articolato su  sei punti relativi alle finanze europee, attira l’attenzione che: «L’attuale sistema di allocazione dei fondi – si afferma – potrebbe essere rivisto. Nuovi criteri potrebbero aggiungersi, legati per esempio alle sfide che l’Europa ha di fronte, dalla demografia alla disoccupazione, dall’inclusione sociale alle migrazioni, dall’innovazione al cambiamento climatico».

Dietro a questa proposta, apparentemente generica ,si celano nuovi parametri di assegnazione che partendo dai criteri attuali – basati esclusivamente sul Pil procapite di ogni regione rispetto alla media europea –lascia intravedere un nuovo modello di assegnazione delle risorse che tenga conto anche di altri parametri, a cominciare da quelli elencati nel reflectionpaper.Molteplici le ragioni. In primis, dalle simulazioni legate al criterio del Pil pro – capite la Polonia – di gran lunga il primo beneficiario dei fondi strutturali – sarebbe ancora più avvantaggiata e la sua dotazione crescerebbe a dismisura. Si ripenserebbe ad un riequilibrio che tenga conto anche di altri fattori oltre al Pil. L’idea è di ridurre i saldi negativi di alcuni Stati membri che sono da sempre contributori netti. L’altra modifica di rilievo riguarda la modifica dell’attuale divisione delle regioni beneficiare in tre categorie: più ricche, più povere e in transizione. L’ipotesi è di adottare un criterio “lineare” che renda progressiva e quindi più equa la distribuzione dei fondi tra le regioni. Punto focale resta la velocità di attuazione delle politiche di coesionecosi’da  evitare la paradossale sovrapposizione tecnica di tre periodi, più di un ventennio, a cui assistiamo già dal 2016: chiusura del 2007-2013, decollo dei bandi 2014-2020 e impostazione del post-2020.In ultimo, la questione della capacità amministrativa, soprattutto a livello locale,  cui gia’ da questa Programmazione si sta cercando di dare risposta con l’introduzione dei Pra, piani di rafforzamento amministrativo.Il PianoJuncker, attraverso l’introduzione del cofinanziamento nazionale della Politica agricola, mira a rafforzare il bilancio disponibile unificando tutti i Fondi sotto  un solo regolamento comune che renderebbe il lavoro più semplice per i beneficiari e e le amministrazioni.

Certo è che anche in questa Programmazione non si coglie, specialmente da parte del  cittadino comune, l’efficacia della spesa. Intanto, la UGL, nel confronto con il ministro De Vincenti,  ha ribadito la necessità di mantenere la suddivione tra regioni, al fine di garantire le risorse alle aree meno sviluppate del nostro Paese. Il Sud e e le aree critiche del Paese non possono permettersi di perdere l’ennesima opportunità.