Circa mille dipendenti in meno e chiusura di ben 121 filiali. Un piano di lacrime e sangue, quello presentato dalla Banca Carige, che prevede una riduzione del 20% del personale e del 20% degli sportelli dell’istituto ligure – in aumento di oltre il 100% rispetto a quelli previsti nel precedente piano di febbraio -, per un calo dei costi operativi al 2020 pari al 23%.
Nel dettaglio, il numero delle filiali sarà ridotto dalle 576 di fine 2016 (erano 518 a inizio di luglio) a 455 del 2020, mentre il numero dei dipendenti dell’istituto scenderà da 4.873 (4.742 a inizio luglio) a circa 3.900. Nel piano sono state previste e stanziate le risorse per garantire la gestione degli esuberi. I tagli del personale previsti dal nuovo piano preparato dall’amministratore delegato, Paolo Fiorentino, sono circa 500 in più rispetto al piano predisposto lo scorso febbraio.
“Siamo fiduciosi nelle possibilità di rilancio della banca – ha detto Fiorentino illustrando agli analisti e alla stampa i dettagli del piano -, naturalmente a certe condizioni, alcune anche dolorose”.
Quello a cui si punta è un utile netto di 25 milioni di euro nel 2018 e di 146 milioni nel 2020, con un rafforzamento patrimoniale di oltre un miliardo di euro che sarà
realizzato attraverso l’aumento di capitale da 560 milioni di euro (500 milioni più un’eventuale tranche di 60 milioni) e altri 480 milioni dall’operazione di Lme, la conversione di bond subordinati, e dalla cessione di asset. L’obiettivo della banca e’ anche ridurre il portafoglio crediti deteriorati dai 7,3 miliardi del 2016 ai 3,4 miliardi al 2018, anche attraverso “un approccio proattivo” nel recupero crediti.