di Francesco Paolo Capone

La questione migratoria è al centro del dibattito politico e uno degli argomenti d’attualità di questi giorni è la vicenda dei cosiddetti “dreamers” americani, i sognatori, ossia i giovani immigrati clandestini arrivati negli Stati Uniti da minorenni.
Obama con una deroga alla legge aveva consentito loro di restare in nome del “sogno americano” di una vita migliore. Ora Trump, il nuovo presidente che ha vinto dichiarando “America First”, ha deciso di mettere uno stop alla deroga dicendo che chi ne ha beneficiato finora potrà restare e non sarà espulso, ma che d’ora in poi non saranno consentite eccezioni.
Prima gli americani, ha detto, dichiarazione che è subito stata letta con sgomento dalla sinistra americana e nostrana, come un atto di crudeltà verso i migranti.
Chiaramente in Italia la questione è stata subito collegata ai problemi nostri, alla questione dello Ius Soli e delle migrazioni massicce e mal gestite verso il nostro Paese.
Ferme restando le, legittime peraltro, decisioni di Trump, l’Italia non è l’America e questo dovremmo ricordarcelo più spesso.
Negli Usa la disoccupazione è al livello minimo degli ultimi dieci anni, intorno al 4,3%. Nel nostro Paese quella ufficiale è stimata all’11%, quasi il triplo, e l’Istat come sappiamo conta come occupato anche chi lavora un’ora a settimana. Dilagano insicurezza sociale e povertà. Le persone povere, in stato di grave deprivazione, sono più dell’11%, il 19% è in stato di povertà relativa.
Un Paese come il nostro, in cui l’immigrazione era pressoché sconosciuta, improvvisamente ha dovuto fare i conti con ondate massicce di arrivi, passando da un milione circa di stranieri residenti nel 2000 ai quasi sei milioni di oggi, in un periodo in cui l’Italia sprofondava sempre più nella crisi.
Ogni minimo accenno a un contenimento degli sbarchi, al rigore nella gestione della questione migratoria, alla prudenza sulla concessione della cittadinanza, viene subito letto come un atto di puro egoismo. Come aiutare i sognatori stranieri che vengono da noi in cerca di migliori prospettive? Certo, è un quesito importante, ma vogliamo anche pensare ai nostri giovani sognatori italiani che se ne vanno all’estero, spinti dall’assenza di prospettive in Patria, senza per questo sentirci egoisti.
Ma soprattutto, ci chiediamo quale sia il “sogno italiano” che possiamo offrire alle nuove generazioni, italiane e straniere, senza il quale per entrambe il futuro non ci sembra roseo.

Chi sono i dreamers: Sono gli immigrati irregolari arrivati negli Usa quando avevano meno di 15 anni e con meno di 31 anni nel 2012. L’ex presidente Obama aveva consentito loro di non essere espulsi, a patto di avere la fedina penale pulita, mediante un ordine esecutivo del 2012, il DACA. Ora Trump ha voluto mettere un freno a tale deroga alle regole sulla cittadinanza, annunciando che non saranno più accettate nuove richieste di protezione sotto il DACA. Coloro che già beneficiano della deroga, circa 800.000 persone, invece, non dovrebbero avere ripercussioni.