di Claudia Tarantino

I dati resi noti oggi dall’Istat circa la produzione industriale del mese di giugno 2017, che registra un incremento dell’1,1% rispetto al mese precedente e, in termini tendenziali, del 5,3% in confronto allo stesso periodo dell’anno scorso, stridono fortemente con quelli presentati invece da Bankitalia sui prestiti alle famiglie, anch’essi in aumento dell’1,2% su base annua.

Il ragionamento è semplice: se la crescita industriale fosse davvero stabile e sufficiente a garantire un incremento dei livelli occupazionali, allora le famiglie non dovrebbero più ricorrere ai prestiti delle banche per andare avanti, cosa che invece, secondo il Report della Banca d’Italia, stanno facendo.

Non si può non notare, quindi, quanto la crescita della produzione industriale, seppur caratterizzata da percentuali significative come quelle relative al mese di giugno, sia ancora troppo altalenante ed incapace di portare effetti positivi anche sul mercato del lavoro e sull’economia del Paese in generale.

A tal proposito, ricordiamo inoltre che è di poche settimane fa il report dell’Istat sull’occupazione, secondo cui il nostro Paese ha raggiunto “il massimo storico di lavoratori precari” e lo stesso Istituto di Statistica ha sostenuto che la crescita dell’occupazione “è dovuta esclusivamente al rialzo dei dipendenti a termine”.

Ecco, quindi, che il contesto in cui si inseriscono i dati della produzione industriale incide fortemente sulla valutazione che se ne può fare.

In particolare, l’Istat evidenzia anche che “l’indice destagionalizzato mensile registra variazioni congiunturali positive nei raggruppamenti dell’energia (+5,7%), dei beni intermedi e dei beni di consumo (entrambi +1,3%); segna invece una variazione negativa il comparto dei beni strumentali (-0,3%)”.

Ora, i beni strumentali sono le attrezzature, i mobili, i macchinari, i computer, vale a dire tutti quei beni utilizzati nell’attività per diversi anni. In un momento di crescita della produzione industriale, ci si aspetterebbe che le aziende incrementassero anche le proprie dotazioni strumentali per produrre di più e meglio, investendo magari in innovazione e tecnologia, ma – a quanto pare – non lo stanno facendo o, almeno, non lo fanno in maniera costante.

“Per quanto riguarda i settori di attività economica, – spiega l’Istat – a giugno 2017 i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+18,5%), della fabbricazione di mezzi di trasporto (+13,6%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+12,1%) e della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+10,8%). L’industria del legno, della carta e stampa registra, invece, un calo dell’1,1%”.