di Francesco Paolo Capone

L’Italia continua ad essere la principale vittima, dopo la Libia stessa naturalmente, della guerra civile e dell’intervento internazionale del 2011 nel paese nordafricano.
Gli avvenimenti sono noti: dalle rivolte contro il Colonnello, con le influenze straniere che le avrebbero sostenute economicamente e militarmente, al blitz anglofrancese poi coperto sotto il cappello dell’Onu, fino alla morte di Gheddafi, la Libia è precipitata in una guerra civile senza fine, le sue coste sono diventate terre di partenza per migranti provenienti da tutto il continente africano in un esodo di proporzioni bibliche verso l’Italia, mentre resta ancora incerto il destino delle enormi risorse energetiche del Paese.
Uno dei protagonisti degli avvenimenti del 2011, il presidente emerito Napolitano, in un’intervista apparsa su La Repubblica, offre il suo punto di vista sulla vicenda cercando di ridimensionare il peso dell’iniziativa anti italiana della Francia e di attribuire tutto il peso della partecipazione italiana alla guerra a Gheddafi all’allora capo del governo Berlusconi.
Sull’iniziativa unilaterale francese che diede avvio all’attacco afferma che “non interessa ora indagare sui motivi che spinsero Sarkozy a iniziare in tal modo l’attacco alla Libia” in quanto poi il tutto rientrò sotto il controllo Onu ed alle conseguenti risoluzioni, che ebbero anche il supporto del nostro Governo data “l’impossibilità per l’Italia di non fare propria la scelta dell’Onu”. Lascia perplessi questo non voler indagare sul perché di una scelta francese della quale l’Italia ancora oggi paga il conto, con un’Italia costretta a soccombere alle richieste dei più forti a danno dei propri stessi interessi ed in favore di quelli altrui sebbene mascherati da “difesa dei diritti umani”.
Forse il Governo di allora, aderendo a malincuore all’iniziativa Onu data la mala parata cercò di non perdere del tutto la partita provando a ritagliarsi, almeno, un ruolo marginale nell’era post-Gheddafi.
Ha ragione Napolitano nel dire che nessuno può immaginare cosa sarebbe successo se l’Italia avesse opposto un rifiuto e nel temere un inasprimento dei rapporti fra il nostro Paese e gli alleati occidentali. Sappiamo cosa è successo nel dire di sì.