di Annarita D’Agostino

“Bombardare le navi italiane”: sarebbe questo l’ordine che il generale Kalifa Haftar, guida del governo cirenaico di Tobruk, avrebbe dato alle sue forze armate dopo il varo della missione di supporto navale alla Libia contro il traffico di esseri umani. La notizia è stata diffusa dall’emittente Al Arabiya solo poche ore dopo che il Parlamento italiano aveva dato il via libera all’operazione decisa dal governo Gentiloni. Contrario invece il Parlamento di Tobruk, che fa capo alla fazione guidata da Haftar, il quale ha espresso un parere negativo sull’operazione militare, accusando il leader di Tripoli, Fayez Sarraj, di aver concluso con l’Italia un accordo che rappresenterebbe una “violazione della sovranità nazionale” libica.
Mentre la notizia genera apprensione per i militari già presenti nelle acque territoriali libiche sul pattugliatore “Comandante Borsini”, fonti governative italiane si affrettano a dichiarare che la notizia è “inattendibile” e “infondata”. Ma la tesi della sovranità libica violata è sostenuta anche da Sayf-al-islam Gheddafi, figlio dell’ex dittatore libico che ha lasciato in eredità al suo popolo divisioni e caos: “Gli italiani stanno ripetendo lo scenario della Nato provocando i sentimenti dei libici, il loro amore per la patria, con l’invio di navi da guerra che violano la sovranità della Libia a causa della condotta irresponsabile di alcuni funzionari libici”.
Sempre ieri, in serata, due pescherecci di Mazara del Vallo, “Aliseo” e “Anna Madre”, sono stati assaltati da un’imbarcazione in acque internazionali, al confine tra la Libia e la Tunisia. Solo l’intervento di un elicottero militare italiano e di un’unità navale della Marina tunisina, avvisati via radio dai pescherecci, ha permesso di evitare il peggio. Anche se l’episodio, secondo i vertici del Distretto della Pesca, è dovuto alla cosiddetta ‘guerra del pesce’ che da anni divide pescatori italiani e nordafricani, il clima di tensione legato all’emergenza immigrazione peggiora la situazione.
Dunque, le acque del Mediterraneo restano agitate e l’accordo sponsorizzato dal presidente francese Emmanuel Macron sembra essersi arenato prima ancora di partire.