di Francesco Paolo Capone

Mentre al Parlamento italiano si rimandano a dopo le ferie le decisioni sui vitalizi, molti commentatori, fra cui Angelo Panebianco sul Corriere di oggi, addebitano alle basse pulsioni dell’elettorato la crescita dell’antiparlamentarismo e del populismo e chiedono alla classe politica di respingere con forza al mittente i sempre più diffusi sentimenti anti casta.

Il popolo è ignorante, questa la sintesi dell’editoriale. Gli Italiani sono anarcoidi e indisciplinati e la classe politica subisce i continui attacchi al suo ruolo senza reagire, tentando di inseguire gli umori popolari anziché, come dovrebbe, bloccandoli sul nascere.

Sorvolando sui toni aspri di un’analisi dal sapore classista, mi chiedo, piuttosto, leggendo le prime pagine dei giornali, se in questo momento qualche Francese, magari populista, magari poco istruito, stia pensando di abbassare lo stipendio a Macron.

Francamente, nonostante non sia tra i suoi fan, credo di no.

Non reputo rilevante sapere a quanto ammonti la retribuzione del Presidente francese, come del resto considero ininfluente ai fini della ripresa economica l’eventuale taglio del vitalizio ai politici nostrani.

Invece mi sembra determinante osservare come il primo continui a battersi per imporre il ruolo di protagonista del suo Paese sulle scene internazionali, dalla Libia alla Stx, mentre i nostri rappresentanti fatichino a far valere le ragioni dell’Italia e gli interessi dei nostri concittadini.

Ciò che sembra mancare a parte della nostra classe dirigente, politica ed intellettuale, continua ad essere il senso di appartenenza e comunanza di destino con il popolo italiano, ed il popolo reagisce a ciò con una sempre maggiore sfiducia nei confronti dei propri rappresentanti.

Più che alla mancanza di rispetto per le autorità, quindi, attribuirei gli umori anti-istituzionali alla perdita di autorevolezza della classe dirigente.

Certo, per difendere la propria autorità basta rimandare una discussione parlamentare a settembre, ben più difficile invece recuperare la perduta autorevolezza facendo in modo che agli Italiani non interessi, come poco interessava nei periodi di maggiore benessere del nostro Paese, l’esatto ammontare del vitalizio poiché soddisfatti dell’impegno e dei risultati ottenuti dai rappresentanti del proprio popolo.

Sulla questione vitalizi è possibile una visione alternativa sia alla casta che al pauperismo: la meritocrazia.

Mentre assistiamo ad una débâcle italiana su vari fronti politici ed economici, dall’emergenza immigrazione ignorata dai partner europei alla gestione dei rapporti con la Libia, fino alla vicenda Fincantieri-Stx, la classe dirigente si chiede da dove nascano i diffusi sentimenti anti-casta e l’ostilità verso i vitalizi dei parlamentari. Maggiore impegno per difendere gli interessi nazionali e per migliorare il benessere economico e la sicurezza sociale degli Italiani. Questa è l’unica possibile ricetta per restituire credibilità e autorevolezza alla classe dirigente.