di Annarita D’Agostino

Una pensione minima di 650 euro “per chi ha 20 anni di contributi, che possono aumentare di 30 euro al mese per ogni anno in più fino a un massimo di 1000 euro”: è la proposta avanzata dal consigliere economico del Pd, Stefano Patriarca, nel corso del convegno “Non è una pensione per giovani. Rapporti tra generazioni e riforma del sistema previdenziale”. Per combattere l’annosa questione dell’assenza di prospettive per le nuove generazioni italiane, Patriarca propone “l’istituzione di un fondo di solidarietà tra generazioni per colmare i vuoti contributivi già da ora” visto che “nei prossimi anni è segnato purtroppo un minore effetto di risparmio rispetto a quanto ipotizzato dalla riforma Fornero”.
Le ultime previsioni sui dati disponibili “cambiano purtroppo in peggio il quadro. Siamo di fronte a una più accentuata velocità di invecchiamento della società, una più alta evoluzione della speranza di vita e abbiamo un livello della spesa pensionistica che comunque si colloca ai più alti livelli europei”. Dunque, per compensare gli effetti negativi e gli errori della legge Fornero, al centro della cosiddetta ‘fase 2’ del confronto sindacale sul sistema pensionistico c’è la ‘pensione di garanzia’, ossia una pensione integrativa a carico dello Stato destinata a compensare il trattamento contributivo per chi non ha avuto un percorso lavorativo continuo e stabile. In altre parole, un modo per compensare gli effetti del precariato strutturale del mondo del lavoro italiano, confermato per l’ennesima volta dalle ultime stime della Commissione europea: l’indagine 2017 sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (Esde) segnala che, nonostante un tasso di occupazione europeo pari al 72% e mai così alto dal dicembre 2008, il nostro Paese conquista purtroppo il record negativo di Neet, giovani fra i 15 e i 24 anni che non hanno e non cercano un lavoro, con una percentuale del 19,9% contro la media UE dell’11,5%, quasi 1 giovane su 5; Italia, Estonia e Romania sono inoltre gli unici paesi UE nei quali è aumentato il numero di persone che vivono in povertà estrema.
Insomma, l’Italia resta un fanalino di coda per la mancanza di politiche di stimolo dell’occupazione e per il dilagare del precariato, che il Jobs Act ha addirittura potenziato eliminando i veri contratti a tempo indeterminato. In questo contesto, una pensione di garanzia, di importo modesto, è una panacea che non può curare la radice del problema: un mercato del lavoro ingessato e l’assenza di politiche attive per la creazione di posti di lavoro stabili.