di Annarita D’Agostino

Anche se hanno un lavoro, gli italiani sono sempre più insoddisfatti. Stipendi bassi, orari rigidi, incertezza contrattuale, assenza di benefici sono le principali cause della demotivazione di ben 7 lavoratori su 10, pari al 68%.
Uno studio realizzato da Espresso Communication per Sodexo ha osservato un campione di 12oo persone, fra i 18 e i 65 anni, monitorando social network, blog, forum e community online. I dati raccolti non lasciano dubbi: il 56% dei lavoratori è insoddisfatto del proprio salario, il 48% degli orari poco flessibili, il 41% delle lacune contrattuali e il 37% dell’assenza di benefit e incentivi. Pesano sulla disaffezione dal lavoro anche le scarse opportunità di carriera (36%), i problemi relazionali con colleghi e superiori (30%), la mancanza di riconoscimenti e promozioni (28%), la scarsa identificazione nel sistema organizzativo (24%), l’ automatizzazione e standardizzazione del mondo del lavoro che lo rende meno appagante (23%).
Ad essere più insoddisfatti sono le donne (72%), chi possiede un titolo di studio medio-alto (71%), un’età compresa tra i 31 e i 50 anni (79%), gli impiegati (75%) e i lavoratori del Mezzogiorno (78%). Guarda caso, tutte le categorie più svantaggiate nel mondo del lavoro italiano. Che caso non è.
Lo scenario è preoccupante: “la motivazione dei dipendenti – spiega Sergio  Satriano, managing director di Sodexo Benefits&Rewards Services – ha un grande impatto sulle performance aziendale”. E dunque “il concetto di sostenibilità aziendale dovrebbe essere tra le principali priorità delle imprese” afferma Lidia Greco, docente di Sociologia Economica e del Lavoro  presso l’ Università degli studi di Bari Aldo Moro, evidenziando come “le aziende devono da un lato essere attente a tecnologie e qualità del lavoro, contenuti, inclinazioni e apprendimento dei lavoratori, dall’altro lato definire un welfare aziendale, ovvero sistemi di benefit, condizioni e misure di conciliazione che aiutino i lavoratori a migliorare le loro  prestazioni”.
In tale ottica, è essenziale conoscere anche il punto di vista dei lavoratori: le lavoratrici chiedono orari più flessibili o la possibilità di rimodulare il proprio contratto a part time (63%) e un maggiore equilibrio tra vita privata e lavorativa tramite agevolazioni per servizi di asilo nido, baby sitting, di aiuto nelle faccende burocratiche; gli uomini sono contenti di ricevere buoni pasto per un servizio di mensa attento alla qualità dei cibi (60%) e un rimborso per il trasporto nel tragitto casa-lavoro (59%).
Ma il welfare e la sostenibilità aziendali pagano? Sembra proprio di sì, visto che il 78% degli imprenditori che hanno attivato almeno una misura concreta a favore della qualità della vita dei collaboratori ha riscontrato un miglioramento generale dell’atmosfera sul luogo di lavoro, il 69% un aumento della produttività e il 66% un miglioramento della reputazione dell’azienda.